Dal finestrino del treno

Mi piace viaggiare in treno.
É un piacere acquisito dopo un lunghissimo periodo di profondo fastidio: per anni sono stato assolutamente convinto che il claim di Trenitalia fosse “Ci scusiamo per il disagio”. Cosa c’è di diverso in quest’ultimo periodo? Cosa mi ha fatto cambiare così profondamente idea? Me lo domando ogni volta che mi accomodo sul sedile. Mentre cerco una risposta mi scopro a vagare con la mente nel mio, scarnissimo, passato ferroviario:

  • Quella volta che il treno ha fatto 180 minuti di ritardo su un tragitto di 50,
  • Quel viaggio fino ad Ayuttaya in terza classe a 40 gradi con il 90% di umidità,
  • Quei tanti, infiniti ed estenuanti viaggi Torino-Cuneo-Limone-Ventimiglia-Sanremo (3 cambi per 4.30 ore di viaggio) tra i 16 e i 18 anni per andare a trovare la nonna 2 giorni e poi ripetere il tutto al contrario.

E tutto sommato sorrido.
Guardando fuori dal finestrino, in mezzo all’apparente nulla circondato da case un po’ spettrali a causa delle luci spente, solo adesso noto una costante in buona parte dei citati viaggi: due domande hanno caratterizzato molti dei miei spostamenti, e sono: “Oh Felicia, dove caz*o siamo?” e “Ma quanto caz*o manca ancora?”.

Non sono le uniche costanti che noto mentre cerco di raggiungere il mare dopo un’intenso venerdì a lavoro:

  • I tragitti ferroviari mi sfuggono; qualcuno mi può spiegare come ci arriva un treno da Milano a Siracusa via Genova? E come può portare 36 minuti di ritardo?
  • I non luoghi e il movimento stimolano la mia creatività, se un giorno dovessi diventare un pendolare FrecciaRossa probabilmente scriverei “Le Mie Prigioni, Trenitalia Edition” in una manciata di mesi.
  • L’immobilità non fa per me, accavallo e scavallo le gambe che sono pronto per essere l’indiscusso protagonista di Basic Instinct “con qualcosa in più”.
  • Non sono stati sottoscritti sufficienti trattati di pace nel mondo e la guerra del bracciolo recluta quotidianamente troppi ignari combattenti.

Questi pensieri sciocchi nascono e svaniscono mentre sono comodamente appollaiato sul sedile XL della prima classe, che considero un lusso stupendo. Continuerò a essere cullato nei miei pensieri per – ma quanto caz*o manca ancora? – 90 minuti di treno, speriamo.

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