La Signora del treno

Martedì sono salito sul treno. Mentre mi siedo vedo una signora presa dalla lettura de “Il Corriere della Sera”.

Capelli grigi in ordine, twin set carta da zucchero, gonna lunga grigia. Al dito un’acquamarina incastonata in una montatura di altri tempi e gli occhiali dorati in metallo fine. Era avvolta da quell’aura serena delle persone di una volta: un misto tra distacco e buone maniere difficile da rintracciare nei visi giovani.

Mi accomodo e mi sorride: un buongiorno non detto ma ricambiato da parte mia. Prendo il computer e lo accendo, inizio la mia routine mattutina. Presto gli altri occupanti dello scomparto a quattro seguono il mio esempio e ci mettiamo a digitare, scrollare e fissare lo schermo di fronte a noi.

Mi sembra di sentire i suoi pensieri: “Questi giovani d’oggi sempre presi da uno schermo”.
Quale gusto avrà quel “Non si riesce a fare neanche due parole” che dirà tra poco?

La sento chiudere il giornale, rassettarlo e riporlo nella borsa posta ai suoi piedi. Un leggero colpetto sul gomito mi fa girare verso di lei mentre tira fuori un nuovissimo computer che accende, collega a internet grazie al tethering sull’iPhone e aprire un file di word.
Subito dopo una leggera vibrazione del cellulare dovuta a una chiamata. Risponde: “Buongiorno Sorella. Sto revisionando la proposta di invito che mi ha mandato. Sì, la invierò entro oggi come promesso”. Chiude la chiamata e aggiunge verso di noi: “Forse se l’avesse scritta in latino avrei trovato meno errori”.

Se qualcuno ve lo chiede… sto pulendo casa.

Questo articolo fa parte della serie Stra/Ordinario

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